Mercoledì 24 un incontro all’interno del ciclo “What’s Human About Technology”?
Il rapporto fra tecnologia, medicina e persona è il tema affrontato oggi nell’incontro delle 15.30 in spazio Innovazione, piazza A5/C5. Al dialogo partecipano Claudio Marchetti, Chirurgo plastico del Sant’Orsola Malpighi di Bologna e Mauro Ceroni, Docente di Neurologia all’Università di Pavia.
“Ogni tecnologia è pensata e creata dall’uomo allo scopo di migliorare le cose. Ma tutto dipende dall’intelligenza con cui le usa”, ha esordito Ceroni, arricchendo la sua discussione con esempi concreti, riguardanti la diagnostica per immagini (Tac, Risonanza magnetica, Pet) comunemente impiegata per capire l’origine di problemi anche semplici come il mal di schiena. “La neurologia è il campo più misterioso – ha continuato il professore – la stimolazione del cervello viene effettuata per curare le malattie”. Poi il relatore ha portato altri esempi, esposti nello spazio “What”, come il braccio meccanico che è servito a realizzare recentemente il trapianto di mano.
Ma la domanda che bisogna porsi è: “Quando è il computer a praticare la chirurgia, chi si prende poi la responsabilità dell’operazione?”. Il problema non sta tanto nello strumento tecnologico, quanto nel fatto che l’intelligenza umana non consiste unicamente in una conoscenza basata su un processo analitico: “Nessuna scienza sarà mai in grado di fare diagnosi o di formulare ipotesi”. In conclusione, il computer non si potrà mai sostituire all’uomo, che ha l’obbligo di rimanere ancorato alla realtà. L’intervento si è chiuso con una paradossale citazione di Dreyfus: “Stiamo attenti a non trasformarci in esseri intellettualmente sottosviluppati”.
Poi è la volta di Marchetti, che in primo luogo illustra la sua attività quotidiana e le tecnologie utilizzate nel campo della chirurgia plastica: “Cos’è cambiato con l’arrivo delle nuove tecnologie?”, si chiede. In particolare, il chirurgo facciale si pone il problema di operare persone che presentano deformazioni. Il computer simula virtualmente i tessuti della pelle e opera virtualmente il paziente il giorno prima dell’operazione vera e propria. Un altro strumento tecnologico è il navigatore, che si occupa specificamente di individuare la corretta postazione delle strutture ossee. Attraverso un software CAD-CAM si “disegna” poi al computer come ripristinare virtualmente il volto deformato. Anche la tecnologia della realtà aumentata, attraverso appositi caschi, viene utilmente impiegata per valutare come intervenire.
Tecnologia a profusione, quindi. Purtroppo però l’errore umano esiste ugualmente: “Oggi – è l’opinione di Marchetti – si tende a dare un eccessivo valore all’infallibilità della tecnologia in campo medico”. “La robotica prevede la chirurgia senza chirurgia – ha sottolineato infine il chirurgo – il medico non è un robot meccanizzato e la dinamica del rapporto medico-paziente è insostituibile”. “Il rischio dello scientismo e del tecnicismo – è la conclusione – ha pervaso la società contemporanea. Ma la medicina è soprattutto un’attività relazionale”.