L’epidemia silenziosa. Una vita piena di senso per invecchiare bene

Press Meeting

Rimini, 22 agosto 2017 – Un titolo apparentemente contraddittorio – “L’epidemia silenziosa. Una vita piena di senso per invecchiare bene” – quello dell’incontro tenuto, alle 15, in Hall Sud Sala Neri ed introdotto da Gemma Migliaro, presidente dell’Associazione Medicina e Persona. “Epidemia silenziosa” in quanto la popolazione italiana sta invecchiando, con il 20% oltre i 65 anni ed il 4% di ultra ottantacinquenni. Ma come si prospetta la qualità della vita di questa fascia di età? Quali impegni e oneri per la società?
Roberto Bernabei, presidente dell’Associazione Italiana Longeva, corregge subito, con autoironia, Migliaro: «Preciserei che noi over 65 siamo oggi al 23% e il dato è in crescita. Non solo abbiamo una aspettativa di vita lunga e non si fanno figli. Siamo il paese più vecchio del mondo». I numeri illustrano bene la situazione. In Italia gli ultra sessantenni sono in numero superiore ai ragazzi con meno di 14 anni. E, rifacendosi ironico, «in una famiglia media ci sono un figlio, due genitori, quattro nonni, sovente i bisnonni: fate voi i conti! Ma vuole anche dire che non ci sono ‘muscoli’, assenza che spiega anche perché facciamo fatica ad uscire dalla crisi». Dal punto di vista della salute, dopo i 75 anni, esplode una forma di ‘invalidità’, una serie di patologie che, prese separatamente, non darebbero problemi ad essere controllate, ma assieme generano problematiche che il normale medico di base non riesce a controllare. Occorre ripensare un modello di sanità diverso da quello attuale.
Il concetto è in parte ribadito ed ampliato da Emilia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, che esordisce affermando che, in merito alla salute, occorre superare le divergenze politiche e che sono gravi ed inaccettabili le differenze fra una regione e l’altra riguardo la qualità dei servizi offerti. Occorre prendere atto che la società italiana è cambiata e che l’invecchiamento non è solo longevità, ma emergono malattie, come diabete e sindrome di Alzheimer, che sempre più spesso colpiscono anche persone più giovani. Secondo la senatrice è indispensabile che il Servizio Sanitario Nazionale operi per creare nuovi forme di assistenza, superando anche quella diversità che esiste fra sanità e sociale. Ha ricordato la legge sulle cure palliative, «che non riguardano solo i malati terminali», affermando il diritto di nascere e anche di morire con dignità.
«Non voglio fare l’elogio del ‘buon vecchietto’», ha esordito Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, «e neppure l’elogio del tempo perduto. Ma è certo una ‘vita piena di senso’ che permette di vivere bene». Ma quali le condizioni o gli impedimenti? I vecchi sono sempre stati considerati quasi dei sopravvissuti. Oggi non più così e, secondo Trabucchi, occorre che la comunità se ne faccia carico. Il primo problema è la solitudine – «ne uccide più la solitudine che l’obesità» -, seguito dalla povertà, la salute. È utile anche il lavoro, che faccia mantenere fiducia in sé e nel proprio ruolo. Perché la depressione è l’altra grande nemica da affrontare. Con un accenno alla spiritualità che porta alla speranza della Fede.
Michela Barichella, professoressa alla Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione dell’Università degli Studi di Milano e presidente della Brain and Malnutrition Asssociation Onlus, ha ribadito l’importanza dell’alimentazione per una vita sana. Ovviamente si deve seguire una dieta ricca ed equilibrata, che deve tenere conto del tipo di vita che si conduce e anche dell’età. E soprattutto una alimentazione corretta non deve essere caratteristica di periodi più o meno brevi, ma riguardare il modo normale di alimentarsi e di vivere.
(L.B.)

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