La scelta dell’ascolto del cd dedicato ai canti popolari russi, ha detto Pier Paolo Bellini introducendo l’appuntamento con la collana “Spirto Gentil” in Hall Sud Sala Neri, si lega direttamente al titolo di questa edizione del Meeting, così come alla storia, alla vita che ci precede.
«L’ascolto di questi canti», è scritto nell’introduzione di don Giussani, «è come scoprire una perla preziosa». ‹‹L’aspetto per me più significativo dei canti popolari russi», ha detto Bellini, «è che essi non sono mai il prodotto di un fenomeno individualistico, ma sempre sono riconducibili a un avvenimento che ha come soggetto la persona in quanto parte di un popolo: non c’è, infatti, alcun canto solistico che non reclami il popolo». Così accade che, cantando, il solista si sente il popolo, e pur tuttavia è un singolo che si esprime. «Immaginiamo l’isba con la famiglia, il piccolo paese, la casetta che ha vicino una pianta», ha esemplificato Bellini. «L’inno alla pianta, a quella pianta, riassume tutta la memoria della vita, la propria storia, i propri genitori, i propri avi …. Vorrei che la nostra compagnia assomigliasse a loro».
Per il musicologo Sandro Chierici, i canti russi si possono sentire ed amare solo dentro una compagnia, perché sono espressione di un popolo e non appartengono a un genio musicale individuale, come ha messo in evidenza nell’ascolto di “Lungo la madre del Volga”, un dialogo in cui la voce solista è chiamata fondersi nell’armonia del coro.
Attraverso il canto vengono espressi sinteticamente lo stupore, la paura, le speranze dell’uomo di fronte al mistero della realtà, agli orizzonti sconfinati delle steppe, che inducono a un grido di stupore, che poi si placa in una sommessa preghiera. Il fiume appare sempre un ritorno all’origine della vita, simbolo di indefinita attesa, della fine, del destino. Come nel celebre “Canto dei battellieri del Volga”, o ancora nel “Canto dei forzati alla costruzione della Transiberiana”: tutta la forza di un popolo mai piegato, anche se incatenato e costretto alla fatica più dura.