«Scuola/impresa? Si può fare. In questi anni sono state fatte sette riforme, ma poco è cambiato, come dimostrano i dati occupazionali. Dunque, bisogna guardare alle esperienze positive, prima che alle riforme. E ci sono storie positive, come quella tra la Dallara, azienda costruttrice di auto da competizione, e una scuola come l’Istituto “Carlo Emilio Gadda” di Fornovo di Taro». A dirlo, dal palco del Meeting nella Sala Poste Italiane A4 (ore 11:15), è stato Emmanuele Massagli, presidente di ADAPT, l’associazione di ricerca e studi creata da Marco Biagi. «Il problema del lavoro ai giovani non si risolve con il giuslavorismo», ha sottolineato. «Occorre partire dal dialogo tra impresa e scuola per l’educazione dei giovani e dal loro desiderio. Poi arriva il momento del diritto del lavoro e della politica. Il punto vero», ha aggiunto Massagli, «è rispondere a un desiderio che va ben oltre la ricerca del posto fisso».
La collaborazione tra Dallara e l’istituto “Gadda” è basata sull’apprendistato di primo livello. «Diventata dirigente scolastica a Fornovo», ha raccontato Margherita Rabaglia, «sono andata alla Dallara e da allora è cominciato un dialogo che non si è mai interrotto. Non tutti a scuola erano d’accordo, ma i risultati si vedono nei discorsi dei ragazzi. Ci hanno suggerito che bisognerebbe implementare il rapporto tra scuola e azienda. Alcuni hanno anche sottolineato: “Ci costa tornare a scuola”. Dalla loro esperienza è nato anche un maggiore interesse verso le materie, con sollecitazioni ai docenti».
All’incontro ha preso parte Andrea Pontremoli, amministratore delegato e direttore generale della Dallara. «Chi fa impresa», ha detto, «deve guardare al mondo, la competizione è tra sistemi territoriali. Abbiamo fatto diventare nobile una scuola perché insegna un mestiere reso nobile. Bisogna partire anche dai genitori, che sbagliano», ha aggiunto, «quando dicono “studia, sennò vai a lavorare”. Non sanno che cosa è un’impresa. E poi abbiamo lavorato, mettendo in campo la mia faccia, per mettere insieme tutti gli stakeholder del territorio. Abbiamo creato anche il consorzio “Parma io ci sto”, tra grandi imprese, la fondazione Cariparma e centinaia di imprenditori, per nobilitare il territorio. Noi lo facciamo per interesse», ha voluto sottolineare, «perché vogliamo che le nostre imprese continuino a operare anche quando non ci saremo noi. Come mio nonno che piantava nespoli, pur sapendo che non avrebbe assaggiato uno solo dei suoi frutti».
Con lo stesso obiettivo, anche un progetto che Pontremoli ha chiamato di «solidarietà territoriale» e che ha dato vita a sei lauree magistrali nel territorio con la collaborazione di alcune importanti aziende emiliane, anche tra loro concorrenti. «Cosa cercate nei ragazzi quando fate le selezioni per eventuali assunzioni?», ha domandato Massagli. «Neanche la conoscenza», ha replicato Pontremoli, «ma che abbiano imparato a imparare. Poi cerchiamo la motivazione. Perché un ragazzo deve trasferirmi la convinzione che lui può fare la differenza. Io non credo alle aziende innovative in sé e per sé. Lo sono solo se hanno persone innovative. A Varano Melegari, sede di Dallara, da sette anni organizziamo una gara tra progetti di auto a cui partecipano ingegneri da tutto il mondo. Ho sentito dire che “qui o si vince o si impara”. Ecco, noi cerchiamo gente così».