Chi siamo
E l’Italia uscì dalla crisi
Quale è la fonte di innovazione di un’azienda? Che cosa significa fare tecnologia per chi la fa? Che tipo di esperienza umana è il fare tecnologico? Quali aspetti dell’io vengono attivati e quali vengono nascosti nel rapporto d’uso di determinati strumenti e sistemi tecnologici?
La mostra curata dalla Fondazione per la Sussidiarietà tenterà una risposta a queste domande proponendo un percorso espositivo attraverso alcune “storie di innovazione” raccolte dal vivo del tessuto produttivo italiano. In primo piano ci saranno perciò i prodotti e le soluzioni innovative nate da imprese italiane prevalentemente medio-piccole; ma l’attenzione del visitatore sarà indirizzata verso il capitale umano, cioè verso le “persone”, che con la loro creatività, ingegnosità e operosità, generano innovazione, che è la nuova “ricchezza della nazione” grazie alla quale sarà possibile superare anche le attuali difficoltà economiche.
Si intuisce allora che l’obiettivo più interessante non consiste soltanto nel mostrare lo specifico dell’innovazione quanto nel cercare di capire come è nata l’idea innovativa, come è stata realizzata e come può essere utilizzata per risolvere determinati problemi. La tecnologia è spesso presentata come una inarrestabile e illimitata offerta di risposte a delle esigenze. Ma ogni risposta esige che qualcuno abbia posto una domanda e che qualcuno l’abbia raccolta: occorre insomma che ci sia una persona pronta, attenta, che sappia leggere, interpretare e capire i bisogni; in breve, una persona “educata”.
Il tema dell’innovazione si riconduce allora ad una più ampia e cruciale questione educativa.
Sarà allora interessante far emergere dalle “storie di innovazione” le tre dimensioni tipiche di un cammino educativo: la criticità, la tradizione, il presente.
La dimensione critica si traduce nella capacità di leggere le esigenze, di cogliere i segni, di portare a galla i bisogni nascosti, di interrogare il mercato con domande adeguate. La criticità si esprime nella quotidianità, perché si applica a tutti i momenti dell’esperienza lavorativa; si manifesta come volontà di imparare, sempre e da chiunque e si esprime al massimo grado nel genio, che riesce a leggere in modo originale e più profondo quello che tutti hanno davanti agli occhi e di conseguenza sa generare l’idea innovativa.
La tradizione emerge dalla storia dell’impresa, dove spesso è possibile rintracciare un’impronta tipica e caratterizzante che dà forma e stile a tutta l’evoluzione aziendale, alle varie scelte strategiche come a quelle contingenti. Componente determinante della tradizione sono i maestri, le persone che di fatto trasmettono il know how specifico e diventano punto di riferimento per i nuovi collaboratori. Nel rendere un’innovazione fattore di sviluppo di una realtà imprenditoriale gioca un ruolo importante un più ampio livello della tradizione dato dall’ambito sociale di appartenenza dell’azienda e dall’insieme dei fattori sociali, culturali, ambientali che circondano e interagiscono con l’azienda stessa.
Il presente è lo spazio della libertà, di una libertà che prende iniziativa. Questo implica capacità di cogliere opportunità, capacità di fronteggiare le minacce, capacità di trasformare i vincoli in opportunità, disponibilità al rischio. Ma questa libertà si mette in moto se c’è un movente, uno scopo; e questo scopo si mantiene nel tempo e viene continuamente riscoperto e rinnovato. Questa libertà si manifesta nel desiderio di costruire e di realizzare opere; nella valorizzazione di tutti i possibili supporti; nell’interazione con altri soggetti e nella capacità di lavoro comune.