Chi siamo
Tesori d’arte liturgica dalle cattedrali e dai musei diocesani
‘Gli oggetti del culto divino prodotti nel secolare cammino della Chiesa, sono entrati da qualche anno nel circuito degli interessi di un grande pubblico di studiosi ed amatori d’arte. Si tratta di una vasta serie di arredi ecclesiastici, dipinti, mobilia, paramenti, addobbi, suppellettili fisse e mobili, che rappresentano una copiosissima testimonianza dello svolgimento della storia del rito. Anche se molto spesso gli oggetti in questione presentano, per qualità di materiali e di lavorazione, un altissimo pregio artistico, tuttavia questa caratteristica non è discriminante in quanto anche oggetti di fattura modesta e talvolta seriale possono assumere un significato documentario importantissimo per illustrare il cammino di una vita comunitaria che si riconosce e si riunisce nella liturgia. Un patrimonio così vasto ed eterogeneo ha oggi forti esigenze di salvaguardia, minacciato come è su vari versanti ed in particolare dai pericoli provenienti dal graduale disuso – specie a seguito di una rigida interpretazione degli orientamenti scaturiti dal Concilio Vaticano Il (“Sacrosantum Concilium”, 4 dicembre 1963) -, che ha portato molti oggetti fuori dell’area di funzionalità liturgica, condannandoli indirettamente alla trascuratezza e alla dimenticanza. La Chiesa ha avvertito con sensibilità profonda il problema e, di concerto con le autorità statali preposte alla tutela del patrimonio artistico, si sta prodigando perché questo importante aspetto della sua storia non subisca danni ulteriori. In questa ottica sono nati, o sono stati riorganizzati, i Musei Diocesani e hanno avuto nuovo impulso gli organismi non propriamente museali che vanno sotto il fascinoso nome di “Tesori delle Cattedrali”. Un compito comune a queste due realtà, oltre al discorso di tutela e di rigorosa indagine storica, è quello di sensibilizzare il popolo cristiano alla conoscenza e all’apprezzamento degli oggetti che hanno scandito la fede e la devozione dei padri, senza relegarli in uno status museale immobile, ma continuando ad utilizzarli nella liturgia e nel rito quali simboli vivi di una altissima e secolare tensione spirituale. In questo contesto si colloca anche la mostra del Meeting, che propone una quarantina di significativi pezzi (tabernacoli, calici, pissidi, ostensori, reliquiari, croci, stendardi, paramenti, codici, ecc.) provenienti da diverse diocesi di Lombardia, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige e Marche. Questi oggetti – che appartengono per lo più all’arco di tempo che va dal XV al XVIII secolo – in vario modo rappresentano la storia pastorale delle comunità da cui provengono e sono segni, fortemente eloquenti, di cosa l’uomo, a contatto con l’infinito, sia in grado di esprimere.’