STORIE DAL MONDO. LA NOTTE DELLA SINDONE

Rassegna di reportages internazionali a cura di Roberto Fontolan e Gian Micalessin.
Presentazione del reportage di Francesca Saracino, Regista. Produzione Polifemo e Rai. Partecipa l’Autrice.

 

Ultimo di una trilogia, il documentario inchiesta “La notte della Sindone” cerca di chiarire, con nuovi e inediti documenti e interviste in esclusive mondiali , la montagna di dubbi sulla datazione della Sindone per mezzo del “Carbonio 14”.

GIAN MICALESSIN:
Questa sera siamo arrivati alla fine del nostro ciclo, però con Francesca Saracino finiamo in bellezza. Non c’è Roberto Fontolan, trattenuto da altri impegni sempre qui al Meeting, però anche senza di lui, purtroppo senza di lui, chiudiamo comunque il bellezza, perché chiudiamo con La notte della Sindone, documentario, girato da Francesca, che ribalta un pochino tutte le certezze di quella che io chiamo sempre la vulgata, il comune sentire che si forma leggendo i giornali, cioè quello che noi giornalisti pubblichiamo, che è molto spesso un misto di verità e di panzane. Nel caso della Sindone scopriremo la percentuale delle panzane che, al tempo della prima datazione della Sindone, nel 1988, rischiava di superare la verità. Cosa ci raccontò la vulgata, cosa ci raccontarono i media, dopo le prime datazioni della Sindone del 1988? Che quello che sembrava un reperto sacro non era altro che uno straccio, un pezzo di lino non sacro, un pezzo di stoffa risalente al Medioevo. Questo perché gli accertamenti erano stati fatti in una certa maniera. Adesso non vi racconto cosa si nascondesse dietro quegli errori, quegli sbagli, quelle valutazioni affrettate, perché ce lo racconta Francesca in questo documentario che adesso ci guardiamo e poi torneremo e poi Francesca ci racconterà cosa si è nascosto dietro la realizzazione di questo documentario, com’è stato fatto e com’è riuscito soprattutto a scoprire le cose che vediamo nel documentario. Vero Francesca? Quante novità ci sono?

FRANCESCA SARACINO:
La novità grande di questo documentario è che noi siamo riusciti a tirare fuori, dopo 24 anni, un archivio che è stato tenuto “segreto”. Quindi vengono mostrati questi documenti inediti, che svelano un lato scuro di quella che è la datazione al radiocarbonio. Non vi svelo altro, ma tutto è comprovato da documenti e il documentario parla da sé.

GIAN MICALESSIN:
Guardate e poi le vostre domande. Grazie, a più tardi.

“Video”

GIAN MICALESSIN:
Francesca, ci hai portato in un’atmosfera da Codice da Vinci, Angeli e Demoni di Dan Brown, anzi Dan Brown da questo documentario potrebbe prendere spunto per un nuovo libro. Sorgono immediatamente delle domande e io adesso sarò brevissimo, perché sei tu quella che ne sa di più. Beh, innanzitutto la prima domanda è come mai tu sei riuscita a mettere insieme tutte queste cose e perché la stessa Chiesa, prima d’oggi, è rimasta così esitante, quasi dubbiosa rispetto a un possibile complotto di cui sarebbe stata vittima.

FRANCESCA SARACINO:
Come avete visto, il documentario è abbastanza complicato da seguire. Noi in realtà ci abbiamo messo due anni per completarlo, ma questo per un motivo, perché il nostro scopo iniziale era quello di fare un documentario nuovo sulla Sindone, sul tema del carbonio 14, però qualcosa di diverso rispetto ai tanti altri che erano stati fatti prima, cioè qualcosa che andasse a fondo in questa vicenda, che svelasse anche un po’ i lati “oscuri” di questa vicenda. Avevamo quasi finito di montare un documentario che a noi sembrava giusto per il nostro scopo, quando ci è arrivata una telefonata di una persona che avete visto nel documentario, Franco Faia. Questa persona ci ha contattato tramite le persone che poi ci hanno dato questi documenti, che sono i figli del Prof. Gonella e ci ha detto: “Guardate che io sono stato incaricato di custodire questo archivio, dove ci sono le prove che l’esame al carbonio 14 è totalmente sbagliato. Non sono io a dover giudicare, venite a prendere questi documenti, leggeteli e vedeteli e poi giudicherete da soli”. Noi ci aspettavamo 20, 30, 40 lettere: erano più di 2.000 documenti, lettere, fascicoli, alcuni scritti anche in inglese. Questo ci ha portato a ricostruire completamente la vicenda, perché anche noi abbiamo scoperto una cosa che nessuno sa e che per la prima volta nel documentario noi mostriamo. Altri documentari, altre inchieste si sono soffermati molto su cosa è successo durante o dopo la datazione, alcune cose erano note, come ad esempio il fatto che i laboratori si erano scambiate informazioni, nessuno però sapeva, e questo ce l’hanno rilevato questi documenti inediti, quello che era successo prima, quello che avete visto, cioè questo western che c’è stato tra i vari scienziati, quasi un eliminarsi a vicenda, un po’ per interesse scientifico, in realtà per qualcosa di più inquietante.

GIAN MICALESSIN:
Come l’hai scoperto, leggendo queste carte?

FRANCESCA SARACINO:
E’ stato difficile, perché il mio obiettivo era di non fare il sensazionalismo, perché non è una cosa che a me piace, ma non solo per le cose che faccio io, in generale non mi piace, quindi volevo fare un prodotto che fosse il più vicino possibile alla realtà dei fatti e quindi insieme al produttore Paolo Monaci ci siamo messi a leggere questi documenti e piano piano, leggendo i documenti, abbiamo ricostruito tutti questi tasselli che mancavano. La nostra “fortuna” è stata quella di incontrare Franco Faia – che ha aggiunto ulteriori informazioni, essendo lui un testimone diretto delle analisi del ’78 e delle analisi del ’88 – e anche di avere l’esclusiva di Franco Testori, che era una persona che non aveva mai più rilasciato interviste dall’analisi del ’88. Erano 24 anni che non rilasciava mai interviste, perché non voleva più creare sensazionalismo su questa vicenda, che era già così complicata. Lo stesso deve dirsi dell’archeologo William Mitcham: anche lui non aveva mai più rilasciato interviste da quando lui aveva partecipato nel ’86 alla famosa riunione. Insomma, tra le testimonianze inedite e i documenti inediti, abbiamo ricostruito quello che avete visto.

GIAN MICALESSIN:
Ecco, ma tu alla fine, dopo aver messo insieme tutte cose, al di là dell’obiettività di realizzazione di un documentario che deve anche porsi un po’ al di fuori, qual è la tua idea? C’è stato veramente un complotto? Si può ipotizzare veramente un complotto? La massoneria potrebbe centrare?

FRANCESCA SARACINO:
Guarda, io a questa domanda ti rispondo in un solo modo. Non sono io a dover rispondere a questa domanda, il documentario parla da solo e i documenti parlano da soli. Quindi questa è la mia risposta.

GIAN MICALESSIN:
In un lavoro come questo ci sono anche momenti di dubbio, in cui uno si chiede, si interroga. Qual è stato il momento in cui sei rimasta più in dubbio, colpita, hai avuto bisogno di riflettere?

FRANCESCA SARACINO:
Sì, c’è stato un momento, perché come avete visto, tutto quello che viene mostrato nel documentario è assolutamente comprovato da documenti. Noi non abbiamo inventato nulla, abbiamo voluto però aggiungere, nella parte centrale, questa teoria che veniva portata avanti da questi studiosi francesi, quella dell’ipotesi che, addirittura, ci sia stato proprio un vero e proprio scambio, cioè che i laboratori avrebbero datato qualcosa che non era la Sindone, ma qualcos’altro. Ecco, lì sono stata in dubbio sul metterlo o non metterlo, perché avendo tutta questa mole di documenti che dimostravano un verità, questa è una ipotesi importante, perché, come avete visto nel documentario, aiuta ad aprire ulteriori spiragli verso altri dubbi che c’erano su alcuni comportamenti strani che il laboratorio dell’Arizona aveva avuto prima e dopo la datazione. Ad esempio il fatto che loro avrebbero aperto, per una verifica, i cilindri il giorno prima dell’apertura ufficiale. Infatti, da protocollo, una volta che i campioni erano arrivati nei laboratori, l’apertura ufficiale stabilita dal protocollo timbrato era che venissero aperti tutti contemporaneamente il 25 aprile. Non si sa per quale motivo il prof. Demond dell’Arizona abbia aperto il cilindro il giorno prima. Questa è una cosa che comunque lascia perplessi, perché lui era a Torino, ha visto cosa è stato messo nei contenitori e cosa non è stato messo e quindi, come dice la voce di tanti, di quali verifiche aveva bisogno? Non si capisce.

GIAN MICALESSIN:
Francesca, la cosa che ti incuriosisce di più, se tu potessi sapere una cosa, la macchina del tempo ti potesse portare indietro e tu potessi scoprire la chiave per scoprire questo segreto, cosa vorresti sapere?

FRANCESCA SARACINO:
Vorrei sapere, come dice Franco Faia, chi ha paura della Sindone, sia che sia vera, sia che sia falsa, questo vorrei sapere. Chi è che ha paura della Sindone?

GIAN MICALESSIN:
Ecco, chi ha paura della Sindone? Tanti potrebbero avere paura della Sindone, però non vorrei parlare io di questo, perché voi siete qui oggi presenti a una proiezione inedita, perché prima d’oggi nessuno l’ha vista.

FRANCESCA SARACINO:
Inoltre c’è anche una grande novità, di cui si parla per la prima volta nel documentario e cioè che uno dei grandi problemi dell’esame al carbonio 14 è il fatto che i laboratori non hanno mai consegnato le cifre grezze. Le cifre grezze avrebbero aiutato gli statistici a fare ulteriori verifiche, per vedere che tipo di errore o no poteva esserci nell’analisi. Noi siamo riusciti ad ottenere finalmente questi dati grezzi e su questa cosa c’è appunto un’intervista molto importante, che è stata fatta alla persona che ha potuto esaminare questi dati grezzi e praticamente questa intervista esclusiva è presente nel dvd che è distribuito dalla Medusa.

GIAN MICALESSIN:
Il dvd può essere acquistare alla libreria del Meeting, in anteprima.

FRANCESCA SARACINO:
Sì ed è anche questa un’esclusiva, perché in realtà il dvd uscirà a fine ottobre, però la Medusa, proprio per l’occasione del Meeting, ha fatto stampare alcune copie, in occasione di questa proiezione, quindi è disponibile per chi lo volesse.

GIAN MICALESSIN:
Adesso io vorrei che voi non perdeste l’occasione di fare domande. Siete in tanti questa sera, come sempre, e immagino che i miei dubbi non siano gli unici e poi avete avuto sicuramente tantissimi dubbi e avete tante domande da fare, perciò se vogliamo far girare il microfono…

DOMANDA:
Brava. Complimenti per l’analisi, la ricerca, ma adesso mi riferisco alla regista. Io ho visto che un terzo della sala dormiva….

FRANCESCA SARACINO:
Sì?

GIAN MICALESSIN:
Era buio, è difficile vedere.

FRANCESCA SARACINO:
Mi dispiace, forse l’ora, non so.

DOMANDA:
Chiedo scusa…

PUBBLICO:
Non è vero!

FRANCESCA SARACINO:
Va bene, allora sono contenta.

DOMANDA:
Credo che potrebbero essere sostanzialmente due le ipotesi più emergenti. O che realmente ci sia dietro chi ha paura della Sindone, oppure che tutto questo sia una nostra paura e che cioè sono stati fatti realmente degli errori e un’analisi sbagliata. La cosa però che mi meraviglia, è che tutti questi centri e tutti questi scienziati trattino una prova di questo genere, che interessa l’umanità, con una superficialità di questo genere. E’ questo il mio ultimo interrogativo.

FRANCESCA SARACINO:
Il problema grave è stato proprio questo, come avete visto nella prima parte del documentario. Perché lo STURP (Shroud of Turin Research Project) era così importante nell’analisi del carbonio 14? Perché lo STURP aveva scritto il proposal che aveva avuto l’approvazione anche del nostro attuale Papa, dove si diceva espressamente che non si poteva condurre l’analisi senza fare un’analisi preliminare chimica dei fili dei campioni, perché la Sindone è un reperto altamente inquinato, essendo un reperto comunque antico e quindi non si poteva fare un’analisi così delicata, perché un’analisi al carbonio 14 su tutti i reperti è un’analisi delicata, non solo sulla Sindone, ma anche su tanti altri reperti. Farlo senza l’analisi preliminare è stata una follia, inoltre, come avete visto, c’è stata anche un po’ quasi una spinta a non voler fare questa analisi e per questo mi chiedo: chi è che ha paura della Sindone? Voglio dire, anche se fosse stata di epoca medioevale, questo non leverebbe sicuramente l’importanza che potrebbe avere come icona, come immagine sacra, quindi non si capisce quale fosse il problema.

GIAN MICALESSIN:
Le tecniche della datazione del carbonio siano in continua evoluzione, per cui anche i reperti analizzati venti, trent’anni fa, alla luce di nuove datazioni, sono risultati contenere profondi errori.

FRANCESCA SARACINO:
Sì, addirittura, mi sembra che nel laboratorio di Oxford, adesso non mi ricordo esattamente il nome di questo scienziato, però ci fu uno scienziato che fece quasi una specie di gioco, di scherzo con un’altra persona che lavorava lì e gli portò una specie di lenzuolo e questo scienziato lo datò con la tecnica del carbonio 14 e risultò addirittura appartenere, non mi ricordo a quale epoca, in realtà era la tovaglia della suocera che risaliva al 1960. Questo perché questo scienziato non aveva condotto prima una pulizia adeguata, per fare in modo che l’età risultasse il più vicina possibile alla realtà.

DOMANDA:
Salve, mi chiamo Angela. Io avevo già visto alcune immagini, però siamo stati abbastanza inorriditi da come è stata tagliata la Sindone, a mani nude, toccata, rivoltata. Noi oggi credo che non faremmo una cosa così. Tagliata, portata in giro così, non appoggiata, non messa subito in un posto riservato, insomma io non sono uno scienziato, però questa cosa mi fa abbastanza impressione. Chiedo questo: non è stato fatto un filmato di tutte le operazioni eseguite?

FRANCESCA SARACINO:
Guardi, il problema è stato che nel protocollo era stabilito che bisognava procedere con questo brain test. In realtà questo brain test ha trovato subito la sua morte, perché la Sindone era facilmente riconoscibile come tessuto, nel senso che loro avevano preso degli accordi secondo cui non bisognava influenzare i laboratori in nessun modo, perché il laboratorio doveva essere obiettivo su quello che analizzava. Il problema però è stato che, il protocollo che loro avevano firmato, diceva questa cosa come avete visto e loro hanno fatto completamente l’opposto, perché hanno addirittura invitato un troupe della BBC a riprendere l’analisi, cosa che è assolutamente assurda. Poi non si capisce un’altra cosa che secondo me è gravissima, come questo pastore protestante, questo David Sox, sia stato capace di scrivere un libro ancora prima che il laboratorio di Oxford divulgasse i suoi risultati. Questo è secondo me allucinante.

DOMANDA:
Grazie, io sono Donato da Roma. Io sono arrivato a Torino quando avevo 19 anni e provenendo dal Sud, dove non avevo mai sentito parlare della Sindone, mi trovai da giovane universitario ad andare la prima volta in Duomo, dove vidi questa immagine. Allora c’era solo la diapositiva, distesa sotto un vetro, su un tavolo, in una cappella laterale e rimasi veramente impressionato. Volevo fare due osservazioni. La prima sui giornalisti. Più che la stampa ad esser faziosa è la stessa scienza. E’ la scienza che ha fallito. La seconda osservazione riguarda invece la Saracino: non è la stessa cosa se è o non è del Medioevo, sono cose molto diverse, perché se non è del Medioevo rimane il lenzuolo di Gesù, ma se è del Medioevo sarebbe un falso anche la fede, la tradizione, l’adesione che tanti santi hanno dato allo stesso tessuto. Grazie.

GIAN MICALESSIN:
Rispondo io per la mia parte, velocissimo. La mia osservazione era quella di come noi giornalisti, molte volte, non facciamo tutto il nostro lavoro fino in fondo. Il nostro lavoro sarebbe stato quello di riprendere i dubbi che c’erano, le osservazioni che erano state fatte dalla Chiesa e indagare. Invece, come vediamo, il lavoro è stato fatto da Francesca con una ventina d’anni di ritardo. Siccome la stampa crea un’opinione, plasma l’opinione pubblica, crea una vulgata, purtroppo l’idea che è rimasta qual è? Quella che gran parte delle persone, se voi le interrogate, persone della strada, vi dicono: “Beh, la sacra Sindone cos’è? L’avete scritto voi giornalisti, è falsa, è stata datata nel 1988 ed è risultato un lenzuolo del Medioevo”. Questa è la responsabilità della stampa, che molto spesso accetta l’idea corrente, quella che viene chiamata la vulgata e non si occupa di andare a ricercare, di fare ricerche e di indagare più approfonditamente. Quello che ha fatto Francesca è invece questo documentario.

FRANCESCA SARACINO:
Per quanto riguarda l’osservazione su di me, forse mi sono spiegata male, io parlavo dal punto di vista degli scienziati che sono stati coinvolti nelle analisi. La scienza si basa su fatti, su cose verificabili e quando si parla di scienza, la devozione, la tradizione non può essere tenuta in conto. La scienza si basa su delle prove che devono essere verificate. A questo punto, però, non si capisce perché questi scienziati, che sono stati coinvolti nelle analisi, si sono fatti questa guerra intestina, hanno fatto questa lotta, questi complotti, tutta questa serie di manovre per questa analisi, nel senso che se fosse venuto fuori che era antica di 2.000 anni, sarebbe stato dimostrato che era il lenzuolo funebre di Gesù, se fosse venuto fuori che era del medioevo, per lo scienziato che conduce l’analisi, quindi asettico, sarebbe stato un lenzuolo medievale. Quindi non si capisce perché ci sia stata questa lotta. A livello scientifico è assurdo. Era questo quello che volevo dire.

DOMANDA:
Francesco, Cinisello Balsamo. Avete cercato di intervistare i tre direttori dei vari laboratori? Secondo, la cosa impressionante è come anche le autorità della gerarchia si sono sottomesse di fatto a dei ricatti o hanno subito senza alcun contrasto. Qual è la ragione di questa debolezza di risposta di fronte ad una palese violazione di tutta una serie di processi?

FRANCESCA SARACINO:
Per intervistare i direttori dei laboratori avrei dovuto fare una seduta spiritica, perché sono tutti morti, quindi era impossibile intervistarli. Se fossi nata vent’anni fa, sicuramente li avrei intervistati. Per quanto riguarda la seconda domanda, lei si riferiva al Cardinal Ballestrero e al prof. Gonella? In realtà non è che si siano arresi. Se guardate bene nel sottotesto del documentario, sono stati in un certo senso ricattati, però non è stato un ricatto fatto alla luce del sole, è stata una cosa subdola, proprio perché sono stati violati i protocolli, di nascosto. Ricordatevi che siamo negli anni ’80, ’88, sicuramente, come noi diciamo alla fine del documentario, forse sono stati lasciati un po’ soli a dover combattere, forse avevano bisogno di essere maggiormente supportati, perché dover combattere contro delle cose così brutte, subdole, non dev’essere stato facile, anche perché stiamo parlando di anni duri, gli anni ’80 – io ero piccola, nel 1988 avevo 8 anni, però mi è stato raccontato che non sono stati anni facili, soprattutto in Italia – e quindi bisogna cercare di porre queste due persone nel contesto in cui hanno vissuto.

GIAN MICALESSIN:
Ultima domanda.

DOMANDA:
Mi chiamo Giuseppe e vengo da Torino. Premesso che per noi torinesi la Sindone è autentica – l’abbiamo dimostrato quasi 10 anni dopo, quando c’è stato l’incendio: c’è stato un afflusso enorme di persone, ci sono stati i vigili che hanno rischiato la vita per poter salvare il feretro dove c’è la Sindone – volevo chiedere all’autrice di questo magnifico documentario, se nel corso delle sue indagini, lei ha avuto l’impressione che qualcuno girasse contro, volesse in qualche modo fermarla nell’andare avanti nelle sue indagini.

FRANCESCA SARACINO:
Io credo che tuttora stanno cercando di fermarmi, perché sicuramente questo è un documentario che riapre un grosso e gravissimo capitolo che ha toccato la Sindone. Il problema è questo, non perché il documentario è mio, anche se fosse stato di qualcun altro avrei detto la stessa cosa. Nel corso di questi anni sono state fatte delle ipotesi, c’erano delle ipotesi, i laboratori si sono comportati male, quello lì si è comportato male, il reverendo si è comportato male, però sono delle ipotesi, quindi l’ipotesi lascia un po’ il tempo che trova. Vedere però dei documenti che dimostrano che quello ha fatto questo, quell’altro ha fatto questo, quello ha fatto le pressioni in Vaticano, quell’altro così, quell’ altro cosà, questo sicuramente spaventa. Sicuramente qualcuno ha cercato di fermarmi e cercheranno ancora di fermarmi.

GIAN MICALESSIN:
L’ultimissima domanda.

DOMANDA:
Mi chiamo Roberto, vengo da Merano. Volevo richiamare l’attenzione sul fatto che il Prof. Rogers dell’Arizona, di cui ho visto l’immagine anche nel corso del documentario, sembra aver chiarito in modo abbastanza significativo le ragioni di questo errore, perché lui ha esaminato al microscopio il frammento del campione di Sindone di Tucson e pur essendo scettico, pensando che si trattasse in realtà di un tessuto medioevale, viceversa ha osservato che quel campione di Sindone era contaminato da fili di lino, che erano usati per fare un rattoppo invisibile, non solo, ma che questi fili di lino erano stati colorati con un mordente, con una gomma, che è stata usata soltanto dopo il 1300. Come ha visto questo? Lui ha messo sotto il microscopio, sotto una goccia d’acqua, questo tessuto e ha visto che, mentre il lino rimane intatto, il cotone si gonfia e si stacca questa gomma dai fili immessi successivamente, quindi dai fili di cotone, e questo è stato pubblicato in una rivista scientifica. La domanda è questa: non mi sembra che abbiate considerato questo fatto che mi sembra che sia molto significativo, perché è stato pubblicato sulla rivista termochimica ACTA del 2005, fascicolo di gennaio.

FRANCESCA SARACINO:
Non è che abbiamo voluto addentrarci in questo tema, è che, come avete visto, il documentario è già troppo corposo, se avessimo voluto mettere tutto quello che c’è da dire sulla Sindone, sarebbe venuto fuori un documentario lunghissimo. Però, se nel documentario non c’è, nel dvd ci sono tutti i contenuti extra, dove ci sono le interviste fatte anche sul problema della contaminazione, del rammendo e di tante altre cose che non abbiamo voluto mettere nel documentario. Le aggiungo anche questo: gli studi condotti da Rogers e da Villareal dopo, sono molto importanti, però purtroppo ritorniamo sempre indietro. Se fosse stata fatta l’analisi preliminare sui fili dei campioni, che lo STURP aveva proposto e che invece sono stati eliminati, avremmo avuto sicuramente un risultato più vicino alla realtà. Quindi torniamo sempre allo stesso problema.

GIAN MICALESSIN:
Un’ultima domanda che è mia, che è una mia curiosità. C’è una voce fuori campo all’inizio e alla fine. Di chi è?

FRANCESCA SARACINO:
E’ di Giovanni Paolo II e questa è un’altra cosa che a noi ha lasciato molto colpiti, perché dovete sapere che questo file ci è stato gentilmente concesso dalla Radio Vaticana ed è una dichiarazione rilasciata da Giovanni Paolo II, durante il viaggio che aveva fatto in Madagascar. La cosa allucinante in tutta questa vicenda è che questa dichiarazione, quando lui dice che tante persone vedono in questa impronta, l’impronta del corpo di Cristo, fu censurata dall’Osservatore Romano. Addirittura si censurarono le parole del Papa, questo è abbastanza inquietante.

GIAN MICALESSIN:
Ricordo che per avere altri chiarimenti, per chiarirvi altri dubbi, potete acquistare il dvd, che è in vendita alla libreria del Meeting, dove troverete svariate ore di estratti, sufficienti per chiarire tutte le domande che sono state fatte e che non sono state fatte.
Io vi ringrazio per essere stati con noi fino a quest’ora, fra poco ci chiudono dentro, quindi dobbiamo effettivamente sgombrare. Io vi ringrazio, per quest’anno abbiamo finito con i nostri appuntamenti, con i documentari, vi saluta anche Roberto Fontolan, che questa sera non è potuto stare con noi e vi ringrazia anche lui. Arrivederci come sempre, speriamo, il prossimo anno. Grazie mille. Arrivederci.

Data

23 Agosto 2012

Ora

21:45

Edizione

2012

Luogo

Sala Neri GE
Categoria
Testi & Contesti